Il luogo è panoramicissimo, particolarmente indicato a chi ama osservare dall’alto i grandi orizzonti sconfinati.
Dal Caina si domina Bassano del Grappa, una vasta fetta dello sbocco della Valsugana, un’enorme porzione della pianura veneta, dai Lessini ai Colli Euganei e alla laguna di Venezia e, nelle giornate terse, si riescono a scorgere gli appennini.
Proprio dirimpettaio si trova il Monte Grappa.
Difficoltà nessuna, nemmeno in carrozzina. La strada è chiusa al traffico, quasi tutta asfaltata e in leggerissima discesa o pianeggiante, particolarmente assolata e senza alberi, d’estate serve un buon cappello per il sole.
Nei pressi non ci sono locali di ristoro, solo in paese vi sono un paio di ristoranti/bar. Indispensabile portare viveri di conforto e bevande. A metà strada una malga (Giavarin), in attività d’estate, e numerose mucche al pascolo.
Da Rubbio proseguire in auto per la strada che porta alla ‘cava dipinta’ (indicazioni), si oltrepassano le grandi antenne e si continua finché si arriva ad uno slargo dove si parcheggia e dove si diramano due strade chiuse al traffico con sbarra.
Per quella di sinistra si sale alle malghe di Campolongo, per quella di destra si scende brevemente verso il Caina. Circa 20-30 minuti di cammino, qualcosa di più per il ritorno in salita.
Più verso Rubbio, proprio vicino alle grandi antenne televisive, vi è la ‘Cava Dipinta’ (indicazioni).
E’ un luogo interessantissimo e affascinante, tuttavia la visita per chi si avvicina in carrozzina è problematica.
Vi è subito una ripidissima stradina asfaltata, quindi dei tratti molto disagevoli su mulattiera. Per affrontarla con tale mezzo è indispensabile l’aiuto di alcuni accompagnatori di buona volontà.
Alberi spettrali emergono dalla nebbia oscura e, nella sua profondità, ci sembra di intravvedere un manufatto, una casupola. Una vecchia casa fortificata, il Palazzon, emerge dall’oblio del tempo e dei secoli e ci pone interrogativi sulla sua esistenza.
E’ la magia del tempo che si è fermato, del tempo che non esiste, del tempo che è solamente memoria storica del divenire. Ma il Palazzon esiste da secoli, forse da millenni, e fora il tempo sopravvivendo alla nostra memoria storica che marcisce con le nostre ceneri.